martedì 8 giugno 2010

Conclusione

Il 19 luglio 1976 Sua Divina Grazia Srila Prabhupada ci ha accettato, mia moglie ed io, come suoi discepoli e ci ha iniziati col nome di Bhakti-devi dasi e Brama-tirtha dasa. Se rifletto su quel giorno posso capire quanto sia stato fortunato ad incontrare Srila Prabhupada e i mie confratelli del movimento Hare Krsna. Al momento dell’iniziazione, quando mi fu data la corona su cui si canta Hare Krsna, promisi di seguire i principi regolatori e di cantare ogni giorno i nomi di Dio. Quattro anni prima Srila Prabhupada mi aveva consigliato di seguire questi principi e in sei mesi, egli disse, sarei diventato come gli altri devoti; non sarei più stato attratto dalle cose inutili (anartha), come i cinema e i ristoranti. “Lo scopo della vita umana è purificarsi”, mi disse. Desideravo purificarmi, anche se non sapevo che cosa significasse esattamente diventare puro. Ero andato in India col Corpo della Pace sperando di trovare il modo di elevare la mia coscienza; sapevo che la gratificazione dei sensi non era tutto, eppure io stesso ero ancora schiavo dei sensi. In seguito capii che yoga significa liberarsi dalla dittatura dei sensi. Quando tornai in America mi iscrissi alla facoltà di geologia, mi sposai e in un modo o nell’altro fui preso dalle mie responsabilità familiari, ma spesso pensavo alle mie conversazioni con Srila Prabhupada e ai suoi insegnamenti, tra i quali uno dei più importanti era quello di frequentare i devoti, cosa che feci volentieri. I devoti sono persone diverse: poiché capiscono che lo scopo dell’esistenza è il servizio d’amore al Signore Supremo, non rimangono imprigionati nelle meschine questioni del piacere dei sensi e del falso ego. Visitare il tempio era un’esperienza ravvivante; mia moglie ed io facemmo amicizia con molti devoti e decidemmo di aiutare in qualche modo il Movimento. Aprii un centro di Bhakti-yoga all’università e il nostro appartamento servì come base di appoggio per i gruppi viaggianti di devoti. Seguendo le istruzioni di Srila Prabhupada, anche il nostro modo di nutrirci si purificò. In India avevo detto a Srila Prabhupada che non potevo offrire il mio cibo a krsna, come facevano i devoti, perché non capivo che Krsna è Dio. Allora egli mi disse che prima di mangiare avrei dovuto almeno ringraziare Dio per il cibo che mi dava. Così facemmo, e gradualmente la nostra devozione maturò, finché cominciammo ad offrire il nostro cibo a Krsna. Che sensazione meravigliosa cucinare per il Signore Supremo! Questo ci liberò dalla schiavitù della lingua. Infine ci sentimmo pronti per dedicarci a tempo pieno alla vita del tempio. Per la grazia di Krsna ottenni un lavoro vicino a un tempio, nel Texas, così cominciai a partecipare a tutti i programmi spirituali. In questo modo tutti gli anartha scomparvero, proprio come Srila Prabhupada aveva predetto. Era come sentirsi alleviati da un pesante fardello. Non eravamo più servitori dei nostri sensi, ma servitori di Dio e dei Suoi devoti. Il valore degli insegnamenti di Srila Prabhupada era diventato chiaro: un essere umano non è fatto per lavorare come un mulo e godere come un cane, ma per purificarsi elevandosi a un livello superiore di coscienza. Anche se ora sono stato iniziato, continuo ad ammirare la coscienza spirituale dei miei confratelli e ho un forte desiderio di avanzare spiritualmente, In realtà l’iniziazione è solo il primo passo.

Brahamtirtha dasa Adhikari
(Bob Cohen)








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